Per me, che nella casa di Cecchino e Novemia ci sono un po' cresciuto, è tutto sommato abbastanza semplice ricordare, con poche parole, una persona come Novemia.
Avevo circa dodici anni quando, armato di fisarmonica, partivo dal piano della porta due volte alla settimana per arrivare su alla Rocca, dove, in genere nella stanza che si trova sotto al piano della piazza, Cecchino ci faceva scuola di musica.
Non ho scritto a caso scuola di musica: Cecchino infatti, insegnava in modo estremamente professionale ed esigente, pur alternando l'insegnamento con battute ed aneddoti che rendevano quelle tre ore circa di una piacevolezza unica. Insomma si faceva musica "divertendosi", che è poi il sistema migliore per apprendere.
Accanto a Cecchino, autentico patriarca della casa c'era Lei, Novemia, figura più riservata, di una gentilezza estrema, ma che, al bisogno, sapeva anche mostrare un carattere fermo e deciso.
Mi sento di poter dire che hanno vissuto in perfetta simbiosi l'uno con l'altra e mi piace pensare che Novemia sia stata, insieme alle bellezze naturali del Giglio, la musa ispiratrice delle canzoni più belle che ha scritto Cecchino.
Una sera però, dopo un'oretta di solfeggio, Novemia fece uno sbaglio: mi chiese se avevo fame. Cominciò così una storia che, inziata con un mandarino, un arancio o una mela, andò a finire con un uovo cotto al tegamino e terminò, lasciamo stare in che modo per me, quando la cosa arrivò alle orecchie di mia mamma.
Te ne sei andata cara Novemia, in fondo nello stesso modo in cui hai vissuto: quasi con riservatezza ed educazione. Non so se troverai Cecchino ad aspettarti con la chitarra in mano, quella vecchia l'ho vista al solito posto sopra all'armadio accanto al mandolino; magari Ti canterà qualcosa a cappella, era bravissimo anche in quello.
Ciao Novemia, ciao "Isolana bella".
Angelo Stefanini (di Ottavio) 29 Marzo 2014
Ci permettiamo di aggiungere alle bellissime parole di Angelo il video da noi realizzato il giorno del 100esimo compleanno di Novemia.
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