21 Aprile 2018 - Una giornata speciale
“Un’isola intera in trasferta”
Questo è stato il primo pensiero, passato per la mente in molti di noi che la mattina di un sabato di Aprile ci siamo ritrovati ad accompagnare Carlo Brizzi e Stefano Scotto fin dentro la Concattedrale dei Santi Pietro e Paolo in Sovana.
L’occasione, d’altra parte, era di quelle speciali: due figli dell’Isola del Giglio, infatti, si avviavano ad iniziare la loro nuova vita da presbiteri, dopo un lungo cammino fatto di studi, esami e prove, più o meno dure da superare, che la vita ha messo loro di fronte.
Un’atmosfera suggestiva, resa tale dalla meravigliosa cornice offerta dal Duomo del borgo medievale di Sovana, da una giornata di sole a tratti estiva, e da un’emozione crescente e palpabile percepita appieno dai due ragazzi e dal Vescovo Monsignor Giovanni Roncari; al lungo e solenne cerimoniale hanno partecipato tutti i sacerdoti della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, e molti presbiteri provenienti dalle diocesi vicine, compreso naturalmente anche Don Emanuele Bossini, che adesso vede due suoi compaesani iniziare la strada da lui intrapresa sette anni orsono.
Ad infiocchettare il tutto ci ha pensato il Vescovo al termine della Messa, con il ringraziamento rivolto ai genitori dei due nuovi sacerdoti, perché proprio grazie al gesto d’amore compiuto nel donare loro la vita, oggi la Diocesi, cui è stato posto alla guida, si arricchisce di due nuove forze.
Occhi lucidi lungo le navate al termine della cerimonia; occhi lucidi in chi è partito con il primo traghetto delle 6 di mattina, e si è sobbarcato una lunga trasferta, ma anche tanta gioia per loro: perché Stefano e Carlo, prima ancora che sacerdoti, rimarranno per tutti i presenti i figli, i fratelli, i cugini, i nipoti e gli amici di sempre.
Per il duo “prete novello”, del Porto e del Castello Io, purtroppo, ch’ho poco del “prelato”, son restato in ozio, e non ci sono andato, a questo “sacerdozio”, tanto proclamato, dei duo, figlio del Giglio, che, d’orgoglioso piglio, tutto compenetrato, il suo gregge amato, del Porto e del Castello ha ieri celebrato, in quell’antico “ostello” di storia gran suggello, del grande Papa-re, “Primate” della fe’. Ma, l’ho immaginato il popolo assorto ed emozionato, che stava schierato, come se Ildebrando, da secoli, già, morto, con la croce e ‘l brando, fosse, tosto, risorto e giusto ritornato sullo storico sagrato del Tuscio paese di Sovana, in cui le sue “pretese”, con atto apostolico, resero, poi, Sovrana, la Chiesa cattolico- Romana. Quale altro onore, in più, potean sperare, quest’unti dal signore per l’altare? Quale mai altro bene, ancor desiderare, se non quello, come si conviene, a un giovine e bello, mentre vien’ ordinato, qual chierico novello, di stare in croce, a corpo rovesciato, ad ascoltar la voce del “Nunzio” designato, come se fosse quella, della buona novella, di quel Papa-re’, “Gigante” della fe’, col popolo ai lor pie’?