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Caso-Mufloni: Sammuri, Burlando e le bugie "seriali"
Ecco le prove che i vertici del Parco Nazionale Arcipelago Toscano hanno disseminato "fake news"
Io so. Ora sappiamo. Ed è bene che adesso lo sappiano tutti: e cioè che Giampiero Sammuri e Maurizio Burlando – Presidente e Direttore del Parco Nazionale Arcipelago Toscano – hanno propalato e disseminato a piene mani vere e proprie "fake news" sulla vicenda dei mufloni da "eradicare" all'Isola del Giglio. Ho le prove, i documenti: che smentiscano, se hanno coraggio. Ma so già che non lo faranno: non è nel loro interesse. Perché a loro è conveniente troncare, sopire, come il "Conte zio" di manzoniana memoria.
Senza ciurlare nel manico, mi limito agli ultimi due eclatanti esempi. Il Parco ha emesso un nuovo comunicato ufficiale sulla prosecuzione delle attività di cattura dei mufloni per portare a termine il progetto “che prevede di azzerare la presenza dei mufloni al Giglio”. Bene, anzi male (per loro). Perché, maldestramente, vengono confermati tutti i dubbi e sospetti su questa operazione. Va innanzi tutto sottolineato come, in questo comunicato diramato a tutta la stampa nazionale, non venga mai citato – neppure per confutarlo – lo studio scientifico indipendente, riconosciuto e acquisito dalla comunità scientifica mondiale, che sconfessa platealmente il progetto LetsGo Giglio: logico, dal loro punto di vista, sotterrarlo sotto una coltre di (finta) indifferenza. Perché esso è il loro vero “tallone d’Achille”, al quale non sanno contrapporre adeguate motivazioni altrettanto scientifiche, se non bislacche “elucubrazioni” da catalogare sotto la voce “chiacchiere da bar” (sempre con il dovuto rispetto per i bar). Ma veniamo alle “fake news”, anzi a quelle che sono vere e proprie “bugie”. Perché delle due, l’una: o sono stati bugiardi prima, o lo sono adesso. Tertium non datur. E, come detto, abbiamo le prove: eccole.
La prima: nel comunicato si parla apertamente di “direttive impartite da ISPRA”. E ricordo che, in una recente dichiarazione a Il Venerdì di Repubblica, Sammuri parla di “prescrizioni date dall’ISPRA”. Ora fate bene attenzione: nel linguaggio burocratico-amministrativo, questi termini hanno un preciso significato. E non è un caso che, adesso, il Parco le usi. Ma c’è un problema, grosso come una casa: perché il Direttore Burlando, in un documento ufficiale in possesso di #GO, scrive che “ISPRA ha rilasciato un parere, non obbligatorio per il PNAT ancorché sia stato richiesto dal PNAT medesimo”. Un “parere”, peraltro “non obbligatorio” (ancorché richiesto) è soltanto un parere; non solo, ma lo stesso dirigente ISPRA, Piero Genovesi, in una dichiarazione pubblica afferma tranquillamente che “ci siamo limitati a semplici valutazioni tecniche”: ma “direttive” e “prescrizioni” non sono un “parere”, anzi esattamente il contrario. Perché mi soffermo e insisto su questi particolari? Semplice (ed ecco il “problema”): perché queste dichiarazioni sono state fatte, anche, per smentire l’esistenza di un “Premio diretto” (“Direct Award”) di 25.000 euro che il Parco riconosce a ISPRA sulla base di un “Accordo di collaborazione con ISPRA per il coordinamento scientifico per l’elaborazione del Piano di eradicazione” dei mufloni. Scrive infatti Burlando sempre in quel documento ufficiale e protocollato: “Si fa presente, inoltre, che questo Parco non ha disposto alcun accordo di cooperazione con ISPRA relativamente al progetto LetsGo Giglio”. Mentre invece a pagina 138 del documento inviato all’Unione Europea per chiedere il finanziamento del 60% sul totale del progetto (1.600.000 euro), nella sezione “Piano Finanziario”, si legge chiaramente: “Direct Award / Scientific cooperation agreement with ISPRA to elaborate the Eradication Plan = 25.000 euro”. Allora, chi dice la bugia? Burlando (ripeto, in un documento ufficiale ergo un atto pubblico) o il Parco all’Unione Europea, magari – è un’ipotesi – per “gonfiare” il budget? Comunque la si giri e la si volti, sempre di bugia si tratta. Senza contare che dimostrerebbe come l’ISPRA, in questa vicenda, non sia un “giudice terzo” imparziale bensì parte direttamente in causa. Altro che un semplice “parere” …
Seconda, palese, bugia: sempre nel comunicato, il Parco dichiara che “Nel rispetto delle direttive impartite da ISPRA a breve inizieranno le sterilizzazioni dei capi catturati”. Alt, un momento! A parte il fatto che sterilizzare questi esemplari sarebbe un vero e proprio “crimine” nei confronti della tanto sbandierata “biodiversità” che il Parco vorrebbe “tutelare” (absit iniuria verbis), rappresentando questi mufloni – come dimostrato dallo studio scientifico – un unicum genetico mondiale, spunta un’altra delicata questione: perché, non più tardi del 9 settembre (sempre in quella famosa dichiarazione rilasciata al Venerdì di Repubblica), Sammuri afferma che “nessun muflone è stato sterilizzato, anche se questa era una prescrizione dell’Ispra, perciò il loro patrimonio genetico è salvo”. Quindi, anche in questo caso, a chi dovremmo credere? Fermo restando che fu lo stesso Sammuri, nell’accordo siglato il 30 novembre 2021 con LAV e WWF, a chiedere (o dovrei scrivere “imporre”?) che le Associazioni prendessero l’impegno a “collaborare per la cattura, trasporto e sterilizzazione” dei mufloni. Dunque, chi è che dice bugie?
E se sono state dette – come abbiamo ora provato, documenti alla mano – in queste due occasioni, chi garantisce che nel frattempo non ne siano state disseminate altre, cercando in tutti i modi il pretesto per eliminare i mufloni, intascando così i fondi europei per il “piano di eradicazione”? Sinceramente: ma voi comprereste un’automobile usata da personaggi simili?
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