Una volta per preparare i panificati si aspettavano i giorni della Novena che precede l’Avvento. Io con piacere pubblico il mio racconto in tali giorni.
I PANFICATI DEL 1956
Il vento superava il crepitio della legna che ardeva benefica nel grande camino; al centro della stanza, che fungeva da cucina-soggiorno, il tavolo di legno era ingombro di zuppiere, bottiglie, mestoli: ognuno di quegli utensili conteneva l’ingrediente dosato ad occhio da aggiungere all’impasto finale di un dolce particolare.
Le mani di mia madre andavano veloci e sicure nella grande bacinella sminuzzando noci, fichi e uva ansonica seccata al sole, grattare arancia e mela cotogna, miscelare cacao e cannella; io, nel mio infantile corpo, mi beavo, accucciata in un canto del foco di tenere il più possibile in bocca una scheggia di cioccolata, carpita di soppiatto alle dosi.
Le fiamme del camino mandavano veloci bagliori creando ombre ballerine sulla gonna di mamma, che di schiena, lavorava concentrata per ottenere pagnotte marroni, sfornate poi, odorose di spezie e per me, uscite per incanto dai racconti di “ Le mille e una notte.”
Un dolce che arriva da lontane influenze toscane.
Non esiste ricetta unica perché ogni donna del paese, oltre gli ingredienti dominanti, aggiungeva del suo: un po’ come l’abito della festa imbellito da una preziosa collana.
Il panficato, passava così di famiglia in famiglia accompagnato dagli auguri proprio come si fa oggi col panettone, ma il nostro dolce conteneva e contiene il piacere di un’antica tradizione isolana portata al presente.
Anni che passano, volano nello spazio temporale in un vortice di esperienze lontane da quel - canto del foco - arricchendo, o portando via, gioie sostituite da altre più moderne e di facile memoria.
Ma quel dolce dalla ricetta mai scritta, torna a Natale creato dalle mie mani meno esperte, ma decise, e accanto a me, come allora, risplende la figura materna nel riverbero delle fiamme, che sulla sua schiena, creavano ombre danzanti e vivaci.
Natale 2022
Palma Silvestri
Grazie,Redazione di Giglionews: sempre gentili ,pazienti,esaurienti.Vi sono grata delle informazioni.
Buonasera Alina, i panficati sono dolci tipici della tradizione gigliese e per eleggere il più buono un anno fu organizzato una sorta di concorso con tanto di giuria di assaggiatori. L’iniziativa però non è stata più ripetuta. Il torneo di panforte è un gioco a squadre che si organizza sull’isola da decenni nei periodi natalizi e la cui tradizione viene fatta risalire alla Valdorcia e Valdarbia (nel senese) dove si gioca in modo molto simile. Ed il parallelo sembrerebbe confermare il fatto che il Giglio fu ripopolato dal Granduca di Toscana con famiglie provenienti da quei territori dopo che un’incursione di pirati saraceni ne aveva decimato la popolazione
Mi sbaglio o tempo fa c'era la gara dei panficati? Ora si chiama gara dei panforti....E dire che mio marito quest'anno si è fatto arrivare i fichi neruccioli dalla Sardegna,perché a Giglio non sono più riuscita a trovarli...