Ennio De Fabrizio arrivò al Giglio la prima volta nel 1948, insieme a sua madre. Aveva 17 anni e per 64 anni non ha mai tradito l’isola. Anzi ne fece la sua residenza. Ennio, figlio di una Piccolomini, una discendente di quel famoso zio Enea Piccolomini diventato Papa con il nome di Pio II, l’artefice di Pienza, e di un commerciante di vini, l’avellinese Gaetano De Fabrizio, passate le sue prime vacanze al Porto, scoprì il Castello, se ne innamorò al punto che nei primi anni settanta decise di trasferivisi per sempre.
Laureato a Roma in chimica organica e a Londra in chimica inorganica, abbandonò la sua attività di Docente Universitario all’Università di Cagliari, di Ricercatore a Roma presso l‘istituto Salvestroni e rifiutò un nuovo incarico di insegnamento all’Università de L’Aquila per rimanere per sempre nella sua isola: scelse di fare l’insegnante di Scienze e Matematica alla Scuola Media di Isola del Giglio.
Tutti conoscevano Ennio, il Cote come lo chiamavamo amorevolmente al Castello, una persona, è anche vero, bizzarra, dalle battute preste e qualche volta pesanti, benvoluto, sempre disponibile sia in privato che socialmente. Uomo di profonda cultura artistica e letteraria, favorita dalla madre, amante della pittura a olio (alcuni dei suoi quadri sono veramente pregevoli) e della musica, spirito libero, aveva trovato nella nostra isola, che amava nelle sue contraddizioni, nuove dimensioni di vita. Nel mondo contadino e dei pescatori dell‘isola, professionisti o dilettanti che fossero, aveva trovato la misura al suo vivere, nel rispetto della socialità e delle tradizioni, ma bando alle convenzioni artefatte.
Ero supplente per materie letterarie alla scuola media di Giglio Porto, avevamo una riunione d’Istituto presieduta dalla collega Marisa Melisi. Ennio, se ricordo bene, era vicepreside. Lo aspettavamo, arrivò circa una mezz’ora dopo l’orario previsto, in jeans macchiati, stivali di gomma e un secchio pieno di promeggio che non dico quanto olezzasse. Disse:- Sono d’accordo su tutto, firmo subito, ma devo andà a pescà.- Alla Gigliese, lo disse. Ennio era così. Di lui ho molti ricordi, così come, ne sono sicuro, molti Gigliesi ne hanno. Era ed è un Gigliese.
Andrea di Togo.
In ricordo di un grande amico del Giglio
Autore: Andrea Arienti
4 Commenti
Ho sempre ammirato Ennio per aver scelto di diventare un gigliese... e lo apprezzavo per la sua semplicità, oltre che per la sua cultura... L'ultima volta che lo vidi appariva deperito, ma sempre sereno e socievole... Mi unisco ai sentimenti di affetto degli isolani e al loro dispiacere di averlo perduto...
Ennio è stato il mio professore di chimica e matematica alle scuole medie. Era fuori da tutti i canoni e per questo molto particolare. Una volta interrogava a chimica, prese uno (non faccio i nomi) e gli chiese la formula dell'ammoniaca, poi un'altro con la formula dell'acido solforico, poi ad un altro invece gli chiese :" se vo per l'arenella con l'apetto 50 e comincia a scoppiettare che devo fare?", l'alunno sorpreso gli chiese :" ma professore, perchè mi fa questa domanda?" ed Ennio :" perchè tu forse dopo le medie voi fa il chimico? E' meglio che impari a pulì la candela all'apetto 50, tanto quello ti tocca cu pala e piccone, asino!". Era formidabile, una persona che chi ha avuto modo di frequentare ricorderà per tutta la vita, senza dubbio.
Ciao Ennio
il purtroppo breve periodo, in cui ho lavorato al tuo fianco come supplente alla scuola media, mi lascia di te un bellissimo ricordo e soprattutto non potrò mai dimenticare la tua autoironia che mi riempiva di allegria.
Ciao Ennio ci mancherai a tutti
Lorenzo
ci mancherà anche lui ,è stato il mio professore di matematica e ho molti bei ricordi di lui .ciao ennio