Quando qualcuno se ne va via, sei costretto ad interrompere per un attimo la corsa che è la tua vita e ti ritornano alla mente numerosi attimi legati a quella persona, occasioni, frasi, atteggiamenti. Due cose mi vengono alla mente che riguardano don Michele, una pubblica, l'altra più privata.

Il suo ricordo pubblico è per me tutto in un suo gesto particolare che faceva quando, durante la Santa Messa, davanti a tutta la sua comunità parrocchiale, si accingeva alla Consacrazione: sicuramente molti ricorderanno che alle parole "... Prese il calice ..." aveva l'abitudine di stringere a sé quel calice, quasi a sfiorarlo con una carezza, tenendolo tutto nel palmo della mano: un gesto esplicativo che tuttora mi richiama ad un'emozione profonda.

L'altra cosa che mi emoziona è invece un sms che ancora ho nel cellulare; agli auguri della scorsa Pasqua che gli avevo inviato, lui mi ha risposto testualmente: "Grazie Agnese, che la luce della Pasqua ci travolga". E' quel "ci travolga" che mi ha colpito ed ancora mi colpisce. "Essere travolti" non è un'espressione che si riferisce a qualcosa di piacevole, ha qualcosa di negativo in sé. Eppure don Michele la usa, sapendo (rivelazione della sua sofferenza) che sarà travolto, sì, ma dalla luce del Cristo Risorto.

Questo "farsi travolgerci" è probabilmente il suo messaggio ad abbandonarsi nelle braccia del Signore con fiducia, sanza paura, con speranza. Questo per me è stato l'ultimo messaggio di don Michele, un prezioso sms che non dovrà essere cancellato, perché può consolare oggi e servirà, ogni volta che lo leggerò, a non aver paura mai.