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Interrogazione al Senato su "LetsGo Giglio" ed altri progetti "LIFE" dell'EPNAT

I Senatori LA PIETRA, BALBONI, GARNERO SANTANCHE', IANNONE, PETRENGA, RAUTI, RUSPANDINI, TOTARO del Gruppo di Fratelli d’Italia, hanno recentemente presentato un'interrogazione formale al Senato a risposta scritta (VISUALIZZA TESTO INTERROGAZIONE) indirizzata ai Ministri della Transizione Ecologica e della Salute, in merito a numerosi progetti “LIFE+” realizzati sulle nostre isole da oltre vent’anni a questa parte.

Interrogazione al Senato su "LetsGo Giglio", "Montecristo2010" ed altri progetti “LIFE” dell’EPNAT

Principalmente, vorremmo esprimere le nostre serie preoccupazioni riguardo al progetto “LIFE LetsGo Giglio", in corso di esecuzione, che prevede l'eradicazione dei mufloni dall'Isola del Giglio e vorremmo porre nuovamente l’attenzione sul progetto "Life Montecristo 2010" che nel gennaio 2012 ha portato al lancio via elicottero di oltre 14 tonnellate di pellets avvelenati sulla fino ad allora incontaminata isola di Montecristo. Crediamo che sia nostro dovere ascoltare la voce della gente su queste questioni ed il dissenso travolgente ci ha portato a scoprire grossolane incongruenze all'interno dei singoli progetti che includono la mancanza di studi preliminari locali ed indipendenti, l'uso improprio dei fondi UE ed il conflitto di interessi del “circuito chiuso” dei beneficiari, coadiutori ed ideatori dei progetti.

Tali progetti “LIFE+”, impegnando ingentissime somme di denaro pubblico, condotti sulle isole italiane a partire dall’anno 1998 da un gruppo di partners che ha in varie occasioni visto la partecipazione congiunta dell’allora Corpo Forestale dello Stato, di alcune università italiane, dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), dell’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (EPNAT) e sempre della società privata Nature and Environment Management Operators srl (NEMO Srl) di Firenze, sono stati finalizzati alla “riqualificazione ambientale” di varie isole, spesso prevedendo drastici ed immotivati interventi di carattere filologico che hanno contemplato l’eradicazione di numerosi elementi biologici alloctoni. Va rilevato che storicamente, la maggior parte degli equilibri ecologici originari delle isole mediterranee è andato irrimediabilmente perduto da millenni e quindi qualsiasi intervento di riqualificazione così condotto non può avere alcun significato. Ne consegue che il finanziamento pubblico di questi interventi sia spesso andato a detrimento dell’ambiente naturale locale favorendone invece, in più di un’occasione, la irreparabile distruzione. A ciò si aggiunga che, in molti casi, si è proceduto all’eradicazione di alcuni elementi biologici dopo averli definiti genericamente “alieni” (esagerazione voluta del termine “alloctono”, per indurre timore e pregiudizio nell’opinione pubblica) ma senza alcun supporto scientifico a giustificazione delle azioni intraprese e nonostante l’apparente qualificazione dei vari partners.

Dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso, progetti “LIFE” di questo tipo sono stati condotti e sono in corso di realizzazione ad opera del gruppo di operatori già nominati, su varie isole italiane tra le quali, oltre a quelle dell’Arcipelago Toscano, anche Molara, Molarotto, Asinara, Tavolara, Linosa, Lampedusa, l’Arcipelago delle Pontine e quello delle Tremiti.

Portiamo l’esempio di tre dei casi esaminati:

1) Con il progetto “Life Montecristo 2010”, finanziato con circa 1,6 milioni di euro, nel gennaio 2012, sono state scaricate dall’elicottero su tutta l’isola di Montecristo, oltre 14 tonnellate di bocconi avvelenati contenenti “brodifacoum”, veleno anticoagulante altamente tossico e persistente sia in ambiente terrestre che acquatico. L’impiego di tale ingentissima quantità di esche avvelenate ha portato, successivamente al lancio, alla scomparsa o alla decimazione di numerose specie anche protette che vivevano da secoli o millenni a Montecristo, come la Capra aegagrus Erxleben, 1777, che è l’unica capra selvatica presente in Italia per lo meno dal Neolitico. È scomparso anche il coniglio selvatico e sono stati decimati il corvo imperiale, i rapaci notturni e diurni ed altre specie sia alloctone che endemiche, compreso il gabbiano reale. Al contrario delle previsioni e dichiarazioni dei progettisti, le esche avvelenate non si sono degradate in pochi giorni ma, data la mancanza di precipitazioni, sono rimaste disponibili sul terreno durante tutte le successive stagioni dell'anno, esponendo ai rischi conseguenti la più vasta gamma di specie non bersaglio, compresi gli uccelli migratori. Anche l’anfibio endemico, il discoglosso sardo, Discoglossus sardus Tschudi, 1837, sopravvissuto dall’epoca geologica terziaria, potrebbe essere rimasto vittima di avvelenamento secondario, nutrendosi di invertebrati. Nei mesi successivi al lancio dall’elicottero dei bocconi avvelenati, sui ripidi liscioni di Montecristo, si è registrato (dati ARPAT) inoltre un anomalo aumento degli spiaggiamenti di cetacei sui litorali tutto attorno all’isola, nel cuore del Santuario Internazionale per i Mammiferi Marini istituito nel 1999 a nord del Mar Tirreno grazie ad un accordo tra Italia, Francia e Principato di Monaco.

2) Col progetto “Life Montecristo 2010”, è stata attuata a Pianosa la completa rimozione forzata di animali come i ricci, le pernici ed i fagiani e stava per essere eliminata completamente anche la sottospecie della lepre europea, altrove estinta, Lepus europaeus meridiei di cui ci si è accorti solo dopo averne ucciso un notevole numero di individui. Lo stesso Giampiero Sammuri, presidente dell’EPNAT, prima che venisse riconosciuta l’importanza genetica e tassonomica della lepre di Pianosa, l’ha definita “aliena” dichiarando che “la lepre europea è un pericolo vero per l'ecosistema di Pianosa e va rimpiazzata… con i cugini nostrali”. Dopo la scoperta casuale della rarità delle lepri di Pianosa, l’EPNAT ha annunciato che grazie al loro programma LIFE, è stata scoperta una “perla della Biodiversità” da conservare in evidente contraddizione con l’eradicazione del leporide tentata precedentemente. Tali affermazioni di Sammuri (presidente anche della Federparchi e vice presidente dell’IUCN Italia) rendono conto dell’effettivo valore di tali interventi che non sono supportati da alcuno studio scientifico preliminare. Anche la lepre va però considerata un elemento “alieno” per la fauna di Pianosa che è stata caratterizzata originariamente non da mammiferi continentali (come la lepre, appunto) ma da cervi e buoi nani estintisi ormai da millenni.

3) Con il progetto “Life LetsGo Giglio”, finanziato anch’esso con circa 1,6 milioni di euro, in corso di esecuzione all’isola del Giglio, si sta procedendo anche all’eradicazione del muflone dall’isola, arbitrariamente dichiarato nocivo per l’agricoltura locale, nonostante il parere contrario di per lo meno 50 agricoltori locali ed il fatto che in oltre dieci anni l’ammontare dei danni dichiarato ufficialmente dall’EPNAT non abbia superato i 1.200 euro, di cui ben 800 euro sono stati imputati al crollo di un muretto a secco. Come per il caso della Lepre di Pianosa, non si può escludere che prossime analisi genetiche dimostrino che i mufloni del Giglio rappresentano un raro nucleo di individui sopravvissuto dell’antica popolazione sarda, estintosi dopo gli anni Cinquanta dello scorso secolo. Ci chiediamo se piuttosto che auspicare l’eradicazione del muflone gigliese, non sarebbe più opportuno istituire una vera e propria riserva ad hoc sull’isola, nel promontorio del Franco, che avrebbe un significato didattico, culturale, turistico e paesaggistico, oltre che conservazionistico, costituendo un’ulteriore attrattiva per il Giglio.

La nostra interrogazione, data la gravità degli interventi realizzati dall’EPNAT e coadiutori negli ultimi vent’anni e dei progetti in corso di esecuzione, chiede espressamente ai Ministri della Transizione ecologica e della Salute, se siano a conoscenza di tali progetti e di effettuare verifiche riguardo agli studi presentati - se esistono - relativi alla necessità di attuare tali interventi ed indagare approfonditamente gli effetti da essi provocati, a breve, medio e lungo termine, sugli ecosistemi delle isole interessate dai progetti “LIFE+”.

Senatore Patrizio Giacomo La Pietra
del Gruppo di Fratelli d’Italia