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La memoria non è labile, in certi casi diventa faziosa

La memoria non è labile, in certi casi diventa faziosa

Mi ero ripromesso di non intervenire nelle solite polemiche che affollano i social/redazionali gigliesi, non per mancanza di argomenti ma perché ritenevo sterile confrontarsi con chi confonde l'opinione personale con la verità assoluta. Tuttavia, c'è un limite oltre il quale il mio silenzio non è più una scelta saggia, ma il dovere di spiegare la differenza tra un intervento di parte, fazioso appunto, e l'impegno speso da un gruppo di persone che ha lavorato per tanti anni con il solo obiettivo di fare il bene di una comunità.

Mi riferisco al testo pubblicato nella rubrica "Dite la vostra", di ieri, a firma del signor Francesco Archibugi. Un testo che mi strattona la giacca ancora una volta al punto di credere di essere diventato l'ossessione di questo signore. Ma oggi non sono più sindaco e pertanto se ne deve fare una ragione. Le azioni ed i fatti compiuti negli anni di amministrazione sono sotto gli occhi di tutti e sono oramai un ricordo, che piaccia o no.

È ancora consuetudine però, da parte di alcuni, distribuire giudizi con leggerezza e supponenza, spesso senza conoscere né i fatti né il contesto in cui si sono sviluppati, ma con il solo intento di scrivere qualcosa. Il tutto condito da un tono di superiorità che risulta francamente insopportabile, soprattutto quando proviene da chi vive l'isola per poche settimane l'anno e crede di poterne dettare le sorti.

Il signore in questione - sempre pronto a criticare, mai a proporre - sembra convinto di dover impartire lezioni di politica e buona amministrazione. Peccato che, nel farlo, dimentica un dettaglio essenziale: le condizioni in cui si deve lavorare in un'amministrazione pubblica e la conoscenza dei fatti. È la competenza che non si misura in post pubblicati ma nella capacità di affrontare responsabilità reali. Si candidi, si misuri con la volontà popolare e ci mostri come si risolvono i problemi del nostro territorio. Scrivere con il ditino sulla tastiera è troppo facile.

Da 15 anni si evocano quei tre mandati come se fossero una sciagura da esorcizzare. Forse perché si fa fatica ad accettare una verità semplice, ma ostinata: per 15 anni la popolazione ha scelto liberamente e consapevolmente di affidarsi a un gruppo di persone che, con tutti i limiti e le mille difficoltà del caso, ha amministrato con serietà, dedizione e spirito di servizio.

Certo, si poteva fare di più. E nessuno lo nega. Ma non si può ignorare che le condizioni in cui abbiamo operato erano - e sono tuttora - quelle di un piccolo comune insulare, con risorse limitate, personale insufficiente e una burocrazia spesso nemica del buon senso. Chi conosce la macchina amministrativa sa di cosa parlo. Chi non l'ha mai nemmeno sfiorata, no.

Lei, signore, ha scritto molto ma non ha detto nulla di fondato. Ha ricordato le opere non concluse ma ha omesso di riferire le tante infrastrutture realizzate. Questo la rende poco credibile. Le sue affermazioni sono una collezione di banalità e inesattezze, utili forse a rinforzare il suo personaggio, ma del tutto prive di spessore. E soprattutto, tacciono su ciò che oggi andrebbe denunciato con forza: una denuncia infondata, promossa da un forestiero, ha bloccato il restauro di uno dei beni più preziosi dell'isola, la Rocca Pisana. Il danno è stato fatto. Chi ha causato quel blocco oggi vive altrove, mentre noi ci teniamo le conseguenze (i cocci). E su questo, guarda caso, nessuna parola da parte di chi come lei avrebbe dovuto difendere il restauro di un bene inestimabile, oggi proprietà del Comune.

Viene allora da chiedersi: è più grave ciò che non si è potuto fare in 15 anni di amministrazione o ciò che si è impedito ieri con leggerezza e irresponsabilità?

Lei parla di amministrazione come se fosse un gioco, ma non ha mai sperimentato il peso di dover decidere con poco, spesso con niente. Non ha mai dovuto affrontare la realtà di un bilancio, dell'emergenza di un naufragio, di un'alluvione, di una mareggiata, i problemi di una comunità che chiede risposte. Non basta il proprio punto di vista per comprendere l'interesse collettivo. E non basta venire in vacanza per capire un'isola.

La verità è semplice: lei non è uno di noi. E questo non è un'offesa, è un dato di fatto. Un ospite è sempre benvenuto, ma non può pretendere di riscrivere la storia, né di dare lezioni a chi questa terra la vive, la soffre, la ama tutto l'anno. Non me ne voglia ma spesso è meglio tacere che dare la sensazione di voler far politica dando addosso a questo o a quello cercando di acquisire visibilità

Dia retta a me, si goda la nostra bellissima isola, lei che ne ha la possibilità, e stia sereno.