Pubblichiamo di seguito l'articolo con cui il parroco di Giglio Porto ha raccontato la vita parrocchiale, in questo particolare momento di emergenza Coronavirus, al settimanale "Confronto" della nostra diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello
La nostra isoletta… il nostro porto… la nostra chiesa…
È vero che d’inverno il movimento di gente è così ridotto all’osso da suscitare talvolta sentimenti di tristezza e di sconforto. Vero. Ma è vero anche che chi è abituato a venire al Giglio nella bella stagione e a vedere la moltitudine di turisti occasionali e di villeggianti che hanno qui una loro casetta e se la godono, in questi giorni vedrebbe il vuoto più desolato. Già il fatto di essere su una piccola isola «ci isola». Qui ci devi venire apposta, non siamo un territorio di passaggio. A maggior ragione in queste settimane di forzato isolamento, appunto.
#iorestoacasa. Bisogna fare così, se vogliamo che la situazione cominci a migliorare. Sennò non se ne esce. Ce lo dicono sempre tutti, ed è vero e giusto così.
Tutte le iniziative che comportavano l’aggregazione di più persone ora sono vietate. Ognuno fa le sue cose prevalentemente da solo, chi in casa, chi nell’orto, chi in giardino e, se proprio bisogna incontrarsi, ci si tiene a debita distanza fisica. Solo fisica, badate bene. I sentimenti e le emozioni non vengono annullati dal distacco materiale. Siamo sempre quelli di prima, siamo sempre gli stessi. E ci vogliamo bene e ci cerchiamo, o ci detestiamo e ci evitiamo. Anche adesso. Ma a debita distanza. Chissà se questi mesi di penitenza quaresimale (!) non ci porteranno a individuare gli elementi fondamentali e costitutivi del nostro vivere e del nostro vivere insieme… Chissà! Ognuno avrà il suo tempo per scavare dentro di sé e scoprire ciò che gli manca, che gli manca davvero e, forse, capire che quello che manca a lui è lo stesso di quello che manca a quell’altro, che poi non è tanto diverso da lui. Scoprire un’umanità di base, condivisa, che ci lega e ci tiene in relazione. Scoprire nuove possibilità, fare progetti per il bene comune, quel bene che in questi giorni di isolamento scopriamo che ci manca. Per costruire rapporti nuovi, non più mirati al solo utile, ma che saranno finalizzati al bene mio e al bene di tutti gli altri, perché abbiamo scoperto in questi giorni che tutti vogliamo, in fondo, lo stesso bene.
Ognuno lo farà partendo dalle sue convinzioni, chi di fede e chi di sola ragione. Ma animati dalla stessa volontà. E così queste settimane di «passione» non saranno passate invano.
Che si fa, in concreto, qui al Porto?
Gli anziani e coloro che sono maggiormente a rischio stanno in casa. C’è chi si preoccupa di loro, grazie a Dio. Chi deve uscire per la spesa, esce, la fa e se ne torna a casa. I servizi ordinari sono comunque garantiti (grazie di cuore a tutti voi!).
Le strade, le poche strade del Porto, sono vuote.
La chiesa è aperta. Chi vuole entrare e aprire il suo cuore al Signore, lo può fare e lo fa (si trovano delle candele accese…). Domenica 15 è stata celebrata la santa messa e diffusa in streaming, [e sarà così per tutte le domeniche future, ndr]. Il parroco si fa vedere sui gradini della scalinata della chiesa oppure, quando deve proprio uscire per la spesa, in giro. Un sorriso, un saluto, una battuta. Siamo noi, siamo qui.
La vita continua. Nonostante tutto. Anche in questi momenti di prova; ma che possono, se lo vogliamo, diventare momenti favorevoli per un nuovo slancio.
San Paolo, nella Seconda Lettera ai Corinzi, scrive: «Poiché noi siamo collaboratori di Dio, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2Cor 6, 1.2).
Dio mette sulla strada delle vicende umane occasioni diverse. Alcune piacevoli e altre molto meno. A noi uomini il compito di coglierle.
don Lorenzo
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