Abbiamo seguito sempre con passione le imprese di Alessandro Bossini, tenendo aggiornati i nostri lettori sui lunghi viaggi in bici prima e sulle estenuanti maratone natatorie. Tante volte ci siamo chiesti, ed i lettori con noi, cosa ci fosse alla base di tutte le sfide che Alessandro si poneva ed affrontava poi con determinazione, ma soprattutto come fosse emerso in lui, da un giorno all'altro, questo desiderio d'avventura.

Più volte la mamma Anna Maria ci ha raccontato come un giorno Alessandro le disse che sarebbe andato alla scoperta della sua isola e di non preoccuparsi se per qualche tempo non l'avesse visto tornare a casa. Ritornò infatti dopo diversi giorni con la sua solita barba incolta diventata veramente lunga. Più volte ci ha raccontato episodi di quella settimana da "survivor" nei posti più impervi dell'isola ma non sapevamo che anche di quell'esperienza Alessandro avesse scritto un diario, affidato per 10 lunghi anni alla segreta solitudine delle pietre di un capannello e ritrovato in questi giorni in cui Ale ha voluto ripercorrere quei luoghi teatro della sua prima avventura nell'Aprile del 2001.

Vi proponiamo di seguito il manoscritto che Alessandro Bossini ci ha fatto pervenire:

Manoscritto rinvenuto in un capannello tra Cala del Morto e la Calbugina.

APRILE 2001
DIARIO DI SOPRAVVIVENZA E RICERCA
“CAVARSELA UNA SETTIMANA IN GIRO PER LA MACCHIA DELL’ISOLA DEL GIGLIO”
Bossini Alessandro

22/04/01
Ore 11:45
Cala del Morto

Sono arrivato!
Basta poco più di un’ora di cammino e già si perdono le tracce di case, macchine ed asfalto.
Cala del Morto, mi fermo qua, appena sopra gli scogli. C’è un capannello abbandonato, polvere, ragnatele e qualche crepa, ma se continua a piovere sarà un buon riparo per questa notte.
La mattina sta urlando con i gabbiani in volo ed è cominciato il primo giorno.
Con me sacco a pelo, coltellino, lenza e questo quaderno… sette giorni senza nessun contatto con altre persone.
Da qualche minuto il cielo ha smesso di buttar giù acqua, spicchi di azzurro sorridono dall’alto. Srotolo il “letto”, sistemo delle pietre a cerchio per il focolare ed un tetto già mi ripara… cosa chiedere di più?
Non so che cosa scriverò, non ho neppure idea del perché stia scrivendo ne il motivo di questa “fuga”, ma qualcosa qua mi chiama.
Le Sirene? Magari... chissà a che gioco si diverte il Destino. Forse capirò con il tempo.

Ore 20:30
Cala del Morto

La libertà correva sul crinale dell’isola: dal Fenaio al Capel Rosso, da Sasso Ritto alla Pagana. Ed io dietro, a provar a tenerne il passo.
Nel pomeriggio ho pescato… magro bottino: un paio di Giudoli di cui, tolta la buzza, restava ben poco. Così li ho gettati ai granchi senza accendere neanche il fuoco. Solo adesso che scende la sera rimpiango di non aver una fiamma su cui riscaldarmi e qualcosa da mangiare.
Beh… cerco qualche ramo per il falò.

FUMO!!! Tempeste di fumo!!!
Ho acceso il fuoco nel “capannello/casetta”… c’era una specie di camino… pensavo bastasse invece… che diavolo! Il fumo ha sconfinato ovunque. Maledizione a quelle foglie di mirto (?)! Da non usare più!
Ho spento tutto con sabbia ma la cappa non se ne va! Non si respira là dentro.
Aspetto, ma credo dovrò dormire qua all’aperto.

23/04/01
Ore 06:00
Cala del Morto

Ancora non è l’Alba ma l’Aurora già stende il suo roseo tappeto.
Dormito da schifo. Temperatura buona ma non avevo sonno, la polvere si alzava ad ogni mio movimento…  fortuna non c’erano zanzare.
I gabbiani urlano nuovamente al mattino, le stelle sopravvissute son solo due, i vestiti bagnati dalla pioggia puzzano incredibilmenteente di fumo, ma si sono asciugati ed il groviglio dei miei pensieri s’imbroglia già ai rovi qua attorno.
Pronto per perdermi tra i sentieri della mia Isola alla ricerca di acqua e qualcosa di commestibile.

Ore  20:00
Cala del Morto

Il secondo giorno volge al termine.
Gabbiani strillano le loro AHA, le nuvole coprono il cielo di bianco ed il verde scende dai colli accavallando linee e tonalità in singhiozzi improvvisi. Oggi le parole sono poche. C’è più silenzio attorno a me, il cuore pulsa tempera di cielo, i brusii dei pensieri si diluiscono nell’aria…. Mi sento come una brezza, un’identità che si dissolve, o forse che solo si spoglia…
Un filo diluce cuce il tramonto, lenta ne stringe le maglie ed anche i gabbiani iniziano a mescolare al loro stridulo canto lunghe note di silenzio… il silenzio, si, perché qua è facile distinguerlo: fra l’infinito lavar delle onde ed il ribollir dei muschi bagnati. Tutto è silenzio, anche il carillon di Villa Bassetti che batte le ore in lontananza. Così anche la macchia che in alto ha un ultimo taglio di luce tremante di timidi uccelli… è silenzio anche lei, ed anche l’aria vibrante di mosche e di rombi che promettono pioggia.

24/04/01
Ore 07:00
Cala del Morto

E’ tardi. L’alba non è riuscita a svegliarmi con il tamburo del suo arancione.
Ho dormito fuori… di nuovo.
Stanchezza.
Ieri più di 10 ore arrampicandomi tra valli e sentieri che solo le capre conoscono, cercando sorgenti dimenticate tra radici e girini, qualche pinolo l’unica cosa che sono riuscito a mangiare. E se fin ieri mi bastava l’odore dell’Orizzonte che esplodeva oltre i confini, adesso la stanchezza è una mazzera ai piedi.
Ho sete. Se voglio bere devo muovermi… e la sorgente più vicina è a 3 ore di cammino.

Ore 21:00
Cala del Morto

E’ buio. Cazzo, ho calcolato male le distanze. Sono tornato appena adesso e con l’oscurità ho rischiato di cadere in diversi rovai. Alla luce di queste poche stelle male riesco a vedere ciò che scrivo, oggi finisco così, avvolto nella coperta aspettando il sonno e contando le stelle che una ad una si accendono. Ho fame, porca miseria!

25/04/01
Ore 06:30
Cala del Morto

Vento. Tanto e forte.
A notte fonda mi sono svegliato tremante dal freddo. Il cielo esplodeva di stelle che la luna faceva i fatti suoi chissà dove, ma faceva un freddo cane per restare all’aperto. Ho dormito nel capannello, fuori si gelava! Brrr…
Anche adesso con il sole già due spanne sul mare, fa freddo. Con una giornata così passa la voglia di uscire. Per fortuna la sete e la fame mi danno un calcio nel sedere. Si riparte!

Ore 17:50
Cala del Morto

Stanco, ma giornata fantastica.
Dopo i primi passi la fiacchezza rimane impigliata agli spinarazzolli che tuttavia mi flagellano braccia e gambe.
Bevo alla sorgente della Bredici e poi per quattro ore seguo la scogliera raccogliendo granitole.
Che bella soddisfazione mangiare quello che la natura offre… Granitole cotte su una tegola! Buone! Ci è voluta un po’ di pazienza, quella si, che alla fin fine quel che si mangia è grande come una lenticchia… ma in fondo… saporito!
Domani provo a cuocere alla stessa maniera degli agli pazzi. Pinoli come contorno e limoni per dissetarsi.
Bella vita… però che vento tira!

Ps
Il cuore mi batte troppo forte: 75/80 battiti al minuto a RIPOSO!
Dopo 5 passi per le salite mi fermo con il fiatone… credo sia la stanchezza.
Non avverto la fame ma non riesco più a correre. E poi sete… quella sempre.

26/04/01
Ore 07:45
Cala del Morto

Anche questa mattina il cielo è vestito di stracci. Nuvole come schiuma agitata coprono il cielo.
Il vento è calato ma l’aria è ancora fresca.
I gabbiani sempre numerosi tempestano il cielo sovrastando i mormorii del mare.
Dormito sempre nel capannello.
Un ultimo sguardo alla risacca e poi parto. Destinazione? Boh! Sorgenti e poi ricerca di qualche limone.
Scriverò al ritorno, ora scappo che il sole già rimbalza veloce verso l’alto.

Ore 14:30
Cala del Morto

Tornato. Tutto è pronto per cucinare e pescare.
Il tempo si è rimesso. Spettacolare!
Non un filo di vento e il sole è un’eruzione. Ho incontrato mamma passeggiava con mio fratellino Marco lungo la mulattiera.
Non ho camminato molto ma dopo appena quattro ore già boccheggiavo. Tuttavia il cielo è così bello che il buon umore non manca.
Ho fatto scorta di limoni ed ho riempito una bottiglia d’acqua che adesso porto con me.
Domani credo che resterò sulla scogliera a riposarmi.
Adesso vado che devo cercare qualcosa da mangiare!

Ore 19:00
Cala del Morto

Cotto gli agli pazzi. Buonissimi! Sembravano cipolline dolci. Qua attorno ne è pieno.
Adesso seduto sulle radici di questo pino solitario mi godo gli ultimi attimi di luce avvolto nel mio sacco a pelo.

Il sole è tramontato dietro il granito di quella rupe. Non so che, ma c’è qualcosa di triste in questo abbraccio della sera.
Sospiri di luce dividono in lembi le greppie abbandonate alla macchia e penso al loro splendore d’un tempo quando ridevano di vigne curate.
I gabbiani non conoscono nessun altra canzone e la loro nenia si perde all’infinito verso l’orizzonte.
Non so, ma qualcosa mi chiama, mi parla… ma non capisco.
Provo ad allontanare il mormorio del mare, ad ignorare la brezza che ulula tra gli alberi ed il fischio sottile degli uccelli, a trattenere il respiro per meglio sentire… ma nulla! Non capisco le parole di questa Voce che mi chiama… e la Sua parola si traduce nel silenzio, nel vuoto.
Forse sono voci del passato… ma no! Non son quelle!
Di che cosa è questo bisogno allora? Di cosa?
Non di cibo, ne di vesti.
Eppure mi circonda il mare, il cielo è una poesia di ali e l’isola è di buona compagnia.
Ma qualcosa piange qua dentro.
Non ha nome ne aspetto, ma sento cadere pesanti lacrime.
E’ la tristezza che emerge quando il vento attorno si quieta… e ci lascia nudi al cospetto dell’eterno.
La risposta alle domande dell’uomo, la ricerca che finisce nell’oblio o forse nel tutto.
E’ questo che mi chiama? Sei tu, Dio?
Dio, da cui son fuggito perdendomi in una libertà di atomi e caos, sei tu che mi chiami?
Parlami, che io comprenda… e riscaldami con un bacio la sera.
Ecco, solo uno spicchio d’isola è accesa di luce adesso, là… in cima colle. Tra poco la sera, poi la notte con le stelle, ed io dormirò con un bacio sulla pelle.

27/04/01
Ore 08:00
Cala del Morto

Che bella dormita! E nell’aria una luce fresca e piena di promesse.
Oggi rimango qua. Oggi riposo!
Non so cosa farò, magari un bel bagno in mare per lavarmi e poi pescare!
Pulsazioni tornate nella norma: 50 al minuto a RIPOSO. Meglio. Molto meglio!

Ore 18:00
Cala del Morto

Pescato e mangiato… anche se la cena è stata principalmente a base di agli pazzi.
MISERIA! E’ pieno di conigli qua attorno.
Domani se trovo della corda adatta credo che piazzerò qualche “laccio”, se no tento di costruire una trappola con le pietre.
Comunque, oggi la giornata è stata veramente bella, come in piena estate. E tra l’altro mi sono ustionato al sole.
Adesso il cielo volge ad un grigio perla con carezze di nuvole sparse come il nero di seppia che si perde tra le onde.
Va bene Giorno, chiudi pure il sipario, sono pronto ad affrontar la notte!

28/04/01
Ore 08:55
Cala del Morto

Il sole è già alto ma non ce la facevo ad alzarmi prima.
Per mezza notte ho dormito fuori che ad oriente c’erano le stelle ed il vento era flauto tra gl’alberi.
Promemoria: NON MANGIARE PIU' gli agli pazzi… oddio che puzza che emanavo questa notte!!!
Purtroppo son debole per correre... ed anche per camminare, ma devo bere per prima cosa e quindi… in marcia! Si parte per la fontana del Castello!

Ore 12:35
Giglio Castello

Ieri ragionavo sulle trappole per conigli… ed adesso ne ho già uno tra le mani ancora caldo. Ma nessuna trappola. Lungo un sentiero mi è saltato avanti, era poco più di un cucciolo, ma… avevo troppa fame per istinti di tenerezza… così mi sono lanciato, un breve inseguimento ed adesso è qua, tra le mie mani.
Stasera lo cucino. Adesso c’è troppo sole e già sono abbastanza ustionato.
Aspetterò qua, all’ombra dei pini, aprendo pazientemente le pigne.
Stanco ma contento.

Ore 19:35
Cala del Morto

Cena di carne… coniglio. Buono… ma era veramente piccolo. Tolta la pelle non è rimasto un gran che! Era più voluminoso il legno su cui l’ho cotto!
E’ da un po’ di giorni che sogno di fare scorpacciate di cioccolata, yogurt e biscotti… mah… chissà perché!?!

Il sole è alto ancora quattro dita sull’orizzonte, il Giglio si ripiega nelle ombre ed i gabbiani lasciano posto ai cinguettii timorosi di uccelli intrappolati nei rovi.
Se ne va un altro giorno e la brezza sembra aiutare la sua fuga.
Seduto attendo, i fichi d’india al mio fianco allungano le ombre ad occidente, un areoplano riga il cielo, una vela si allontana sempre più, e questo, insieme al rossore della mia pelle, è ciò che resta della giornata.
Adesso i ricordi iniziano a bussare. Appaiono improvvisi, memorie lontane, memorie vicine, ecco si riaccendono inattese alla vista di un fiore appassito, dell’ombra di un’ala che sfreccia senza meta.
La sera i ricordi sanno di nostalgia. Sono le ceneri ancora calde di un fuoco già spento… e nella solitudine non bastano a riscaldare la notte.
Basta così, chiudo il quaderno che voglio assaporare questo frantumato silenzio che dalle stelle scende spezzandosi tra i pensieri.

29/04/01
Ore 07:50
Cala del Morto

Eccomi di nuovo a tu per tu con un sole già alto, i fichi d’india ed i soliti striduli dei gabbiani.
Il mattino si veste di velluto fresco e mentre la terra si stira le braccia io sorrido alle lucertole felici.
Mi domando sul da farsi. Non ho molte energie per correre... e ne per camminare. Ma ho sete.
Mi incamminerò per la sorgente Selvaggia… che magari catturo un altro coniglio… o chissà!
Anche questa notte l’ho passata all’aperto. Molte stelle. Ma il risveglio… Brrr ero completamente bagnato di rugiada.

Ps
continuo a fare dei sogni molto nitidi. Sogno tantissimo. Mi piace risvegliarmi con questo universo di avventure ancora trai pensieri.

Ore 14:55
Cala del Morto

Sono completamente rosso.
Il sole bacia i belli e brucia gli scemi. Miseria se sono scemo!
Oggi risalendo verso le sorgenti ero pieno di energia, anche se non riesco ancora a correre ho avuto buone sensazioni. Magari merito della cena di coniglio.
Comunque ho deciso di tornare in paese oggi, a casa. Un giorno in anticipo.
Sarà perché sono cotto dal sole, sarà che sono stanco… ma credo di aver raggiunto ciò per cui sono partito.
Vorrei riuscire a trascrivere le emozioni che senza parole mi hanno attraversato ed accompagnato in questa esperienza, in questi giorni di silenzio dove le parole erano solo ad uso dei pensieri. Ma l’unica cosa che riesco a fare è incidere il mio nome con la data su una foglia di fico d’india, guardare sorridendo il capannello polveroso, il mare con i sui mormorii ed il pino solitario.

Conclusioni?
"Fatti non fummo per viver come bruti/ma per conseguire virtù e conoscenza".
Ma è da questo sperduto scoglio che io inizio la mia ricerca, i miei viaggi, è da qua, dove riesco a trovar me stesso.
Vado, ma presto tornerò. Forse non qua, e forse neanche sotto il cielo di questa mia isola, ma chissà… chissà dove arriverò quando nuovamente quella voce mi chiamerà.

Ps
Non so se portare questo quaderno con me o lasciarlo nascosto tra le pietre di questo capannello.
Comunque sia e chiunque sia il lettore, spero che un soffio della mia follia giunga anche a lui.

Selvaggiamente
Alessandro Bossini