A Giannutri nessun miglioramento. Continua l’assalto all’Isola ed al suo mare
Dopo l’estate della spazzatura bisogna cambiare passo

A Giannutri gli anni passano ma, nonostante le denunce ed i dossier di Legambiente che produciamo da anni, per la tutela di questa stupenda Isola non cambia nulla, anzi la situazione sembra peggiorare. Quest’anno è scoppiata anche la grana della spazzatura, con gestore del servizio e amministrazione comunale dell’Isola del Giglio latitanti e inefficienti.

Per mesi non si sono raccolti i rifiuti dell’Isola e Giannutri, diventata una discarica a cielo aperto. Il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano è incolpevole per un servizio (ma sarebbe meglio dire disservizio) che compete ad altri, ma ci chiediamo in quale area protetta di un atro Paese civile ci si potrebbe permettere di dimenticare di raccogliere la spazzatura. Parlare di raccolta differenziata a Giannutri sembra un utopia e il comune del Giglio e Coseca pensano forse che l’isola sia ancora nel Medioevo e che i rifiuti possano essere abbandonati per strada.

Emanuele Zendri, responsabile Legambiente Arcipelago Toscano per Giannutri, sottolinea che «L’emergenza dei rifiuti a Giannutri, però, denota molto altro e cioè il totale stato di abbandono in cui versa l’Isola, una delle meraviglie del Mediterraneo per ricchezza di specie animali e vegetali, marine e terrestri e per la grande quantità di reperti archeologici. In qualunque altro posto del mondo sarebbe un luogo da preservare e da fare conoscere, dove entrare in contatto con la natura in maniera sana e non distruttiva. In qualunque altro posto del mondo ma non qui in Italia. Giannutri è protetta sia a livello nazionale, facendo parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, che a livello internazionale (Zona a Protezione Speciale e Sito di Importanza Comunitaria secondo la Direttiva Habitat) ma questo solamente sulla carta. Nella realtà Giannutri sembra troppo spesso terra di nessuno».

Anche questa estate, infatti, si è assistito al solito scempio di imbarcazioni che a Cala Spalmatoio e a Cala Maestra gettavano l’ancora sulle praterie di Posidonia oceanica e a barconi carichi di sub che ormeggiavano buttando l’ancora sul fondale roccioso in un metro di profondità, distruggendo ogni cosa.

Come è possibile che avvenga tutto ciò? La risposta è molto semplice: controlli carenti ed episodici e la mancata istituzione dell’Area Marina Protetta (prevista dal 1982 e da tre leggi dello Stato), fanno si che l’Isola non sia salvaguardata come richiederebbero la tutela della zona B del Parco a terra ed i vincoli provvisori (ma eterni) a mare. L’opera di sensibilizzazione verso i visitatori da parte del Parco Nazionale e del Corpo Forestale dello Stato è ben poca cosa dato che non esistono pannelli informativi, materiale divulgativo che aiuti il visitatore a capire l’importanza di proteggere questo luogo e le guide per accompagnare i turisti, che a migliaia nel periodo estivo invadono l’Isola, sono sempre poche, anche perché chi gestisce i barconi che portano i gitanti spesso non ha alcun interesse a fare in modo che il visitatore sbarchi a Giannutri con la consapevolezza di essere all’interno di un’Isola con scarsi servizi, protetta, delicatissima e con delle regole da rispettare, non certo una località balneare, come purtroppo credono in molti.

«E’ evidente che bisogna cambiare passo - dice Umberto Mazzantini, responsabile Isole minori di Legambiente – E’ chiaro che se non si mettono regole a terra e a mare, se non si fanno rispettare quelle che già esistono e se non si definisce la capacità di carico di un’isola piccola e priva di risorse proprie, il degrado non potrà essere fermato e parlare di protezione diventerà sempre più difficile».

Zendri conclude: «Giannutri potrebbe essere e meriterebbe di essere ben altro: un laboratorio naturale per la ricerca su specie e ambienti ormai in via di estinzione; un laboratorio di didattica per fare nascere una sensibilità e un’attenzione nel visitatore verso il mondo naturale; un luogo di osservazione del potere della Natura. Spetta alle istituzioni renderlo possibile, ma abbiamo invece dovuto assistere al triste spettacolo di un’isola dove non si ritira e si accumula la spazzatura».