"No ai redditi on line, temo l’odio sociale"
Il sindaco di Bologna contro il segretario PD provinciale Donini: la pensi come vuole, la privacy è un diritto

"Sui redditi on line rimango della mia opinione, ossia resto contrario: se alimentiamo risentimento e rancore e non cerchiamo di evitare il conflitto tra persone e ceti, ci mettiamo in una situazione non governabile». Così il sindaco di Bologna Viriginio Merola, ieri mattina alla festa nazionale del Psi, ha ribadito il suo no alla "gogna" della pubblicazione on line delle dichiarazioni dei redditi. Il primo cittadino non arretra di fronte al contrasto con il segretario provinciale Pd, Raffaele Donini, che invece ritiene «opportuna» la misura ancora al vaglio della commissione del Senato. Donini pensa che «una forma di controllo sociale sulla fedeltà fiscale in questa fase sia utile» e ne fa «una questione di trasparenza». Ma Merola tira dritto. «Dobbiamo evitare di aumentare e fomentare l’invidia sociale - ha spiegato - soprattutto se la pubblicazione non è il risultato di un accertamento effettivo. Magari ci sono persone che guadagnano veramente la cifra che dichiarano, anche se sembra alta o bassa, perché li dobbiamo additare a prescindere? Io credo che esistano dei diritti fondamentali, come quello alla privacy e non capisco perché dobbiamo mettere ogni volta in discussione dei diritti». Il sindaco è molto netto ma non vuol sentire parlare di polemica con il segretario: «Sono sfumature concettuali di differenza, sia io che Donini condividiamo il fatto che questo governo e questa manovra non sono credibili e la contrastiamo in tutti i modi». Oggi Merola sarà insieme all’assessore al bilancio Silvia Giannini alla riunione dell’Anci e alla manifestazione a Montecitorio dei sindaci per protestare contro la manovra, che intanto si va delineando. «Per contrastare l’evasione fiscale abbiamo solo bisogno di incrociare le banche dati tra redditi, patrimoni e beni immobiliari - dice Merola -. Con questo i comuni non vogliono sostituirsi all’Agenzia delle entrate. Semplicemente possiamo sostituirci ad Equitalia, che dall’anno prossimo non lavorerà più per i municipi, nella riscossione dei tributi, e questo porterà risorse fresche. I dipendenti comunali che potrebbero essere impiegati per questa funzione restano in Comune, si tratta solo di valorizzare il settore entrate, tutto qui. È chiaro che la funzione fiscale è in capo allo Stato, noi possiamo esercitare un controllo». Le richieste che i sindaci, preoccupati per «l’annien-tamento di ogni autonomia degli enti locali», porteranno oggi fin sotto le finestre di Montecitorio sono semplici: allentare il patto di stabilità, ridurre i tagli ai comuni e inserire la patrimoniale. Ma i margini di trattativa sembrano sempre più stretti, da domani la manovra sarà al voto.

Eleonora Capelli