Interessante dibattito quello che si è svolto lo scorso sabato 23 Ottobre in Consiglio Comunale. Il tema al centro della discussione di uno dei punti all’ordine del giorno è stato la proposta di realizzazione sull’isola di un impianto di acquacoltura a mare, presentata alla comunità isolana da parte di due esperti del settore.

L’idea, già illustrata alla popolazione in un incontro pubblico lo scorso 26 Settembre, è stata portata, per volontà del Sindaco, all’attenzione Consiglio comunale al fine di consentire agli amministratori un primo esame conoscitivo.

L'acquacoltura - lo ricordiamo - è un tipo allevamento di pesci cresciuti all’interno di gabbie in mare, una tecnologia oramai consolidata per questo tipo di attività. La produzione italiana è principalmente basata sull’allevamento di spigole, orate ed in qualche caso anche di saraghi. L'acquacoltura per mare di particolari specie marine rappresenta un’attività in continua crescita ed espansione, sia in termini di qualità che in termini di quantità di pesce. Si tratta principalmente di impianti intensivi in cui, diversamente da quelli estensivi, è fondamentale l’importanza dell’apporto umano per la somministrazione di alimentazione di tipo artificiale, cioè di cibo introdotto dall’uomo. 

Nell’Arcipelago Toscano esistono due esperienze: una a Capraia ed una in Gorgona, entrambe collocate all’interno delle aree marine protette ovvero delle zone vincolate.

Dal dibattito, aperto anche agli interventi del pubblico, che è scaturito all’interno del Consiglio comunale sono emerse le opportunità e le criticità che un simile progetto implicherebbe e che vogliamo sintetizzare di seguito chiedendo ai lettori di integrarli con il loro pensiero nello spazio dedicato ai commenti.

OPPORTUNITA’:
- l’indotto occupazionale che si creerebbe nel caso di impianti di questo genere è assai elevato (si parla di circa 15 persone organizzate in cooperativa) e introdurrebbe una ulteriore possibilità di impiego per i giovani che, soprattutto nel periodo invernale, spesso non trovano lavoro;
- la produzione di pesce allevato in mare, che potrebbe anche ricevere il marchio D.O.C.G. (come avvenuto in Gorgona), servirebbe ampie fette di mercato interessate a questo tipo di pescato rispetto a quello allevato in vasche sulla terraferma, con un importante ritorno economico.

CRITICITA’:
- alti costi di realizzazione (si parla di circa 2 milioni di euro) che sarebbero però sostenuti quasi in toto da finanziamenti regionali ed europei;
- chiusura al transito dell’area marina interessata dalla presenza delle vasche (si è fatto l’ipotesi di punta della Croce);
- impatto ambientale della parte emersa delle vasche (ovvero la ringhiera di protezione del corridoio di alimentazione) e dei sistemi di ancoraggio al fondale;
- sversamento in mare dei reflui delle deiezioni dei pesci e delle sostanze presenti nei mangimi nonché rischio di danneggiamento dell’ittica locale (eventuali malattie trasmesse dal pesce allevato)
- timore che la cooperativa e la produzione sfugga al controllo della gente del posto (si potrebbe ovviare con una serie di norme vincolanti al momento della costituzione del soggetto gestore l’impianto).

Il Consiglio comunale ha concordato all’unanimità un approfondimento della discussione dopo la presentazione da parte degli interessati di un progetto vero e proprio contenente cifre e dettagli della proposta.

Chi vuol saperne di più potrà visionare le presentazione rappresentata dal link sotto che offrirà una osservazione completa dei due casi dell’Arcipelago Toscano. 

http://wwwold.vet.unipi.it/new/corsi/acquacoltura_2008/Giannini.pdf