Carissimi gigliesi, è bene che lo sappiate, ma già l’avete capito: niente sarà più come prima. Non il silenzio raccolto (diverso da quello più selvaggio, mitico extraumano di Giannutri). Non il silenzio coltivato delle vigne ... del miele di corbezzoli, dei fichi seccati al sole ... Da maremmana, (orbetellana) sradicata, sospesa nello spazio estraniante di città, di tramonti soffocati, di paure in agguato, di solidarietà solo organizzata, vi dico che solo quando sono di faccia alla mia laguna mi accorgo che la parte più profonda di me è là, dove voi siete e dove voglio disperatamente ancora essere, parte del popolo delle coperte, che Dio o chissà quale Karma segreto ha di colpo catapultato sulla frontiera tra due mondi: tra quello che vorrebbe togliere davanti agli occhi, e non può, l’immagine del monstrum, di orrore senza fine, e quello contorto e terrifico degli zombi in cui vorrebbero trasformarci tutti. Turisti dell’orrore delle proprie anime. “I am a gigliese”… vuol dire sentirsi parte di questa nuova, ultima frontiera. Nella minaccia di sradicamento non serve resistere, serve cambiare. Non serve negare la contaminazione, serve prelevare campioni quotidiani dal mare rimescolato dello spirito e procedere cauti, nella tempesta mediatica, schiacciati tra forze di un gioco infinitamente più grande e più meschino di quanti abbiate mai giocato. “Alla via: così”, virando a ogni carcassa, scansando ogni luccicante tentazione di un tesoro effimero che vi venga incontro in questo mare devastato, infestato di pirati che cercheranno, lo stanno già facendo, di strapparvi l’isola, l’anima, per darvi un avatar con cui giocare, da sfruttare e gettare via, orrore nell’orrore. Voi sapete, carissimi gigliesi, qual è il vero tesoro da non perdere, da conservare e coltivare, del quale l’altro non è che effimero, se pur splendido, riflesso: perché esiste un pericolo più grande dell’inquinamento da petrolio, esiste un parco più inviolabile di quello marino, ed è proprio quella spinta irrefrenabile che fa aprire la mano, tendere la coperta, che apre la chiesa, la casa del cuore, e li preserva intatti per le nuove generazioni: “I am a gigliese” … fateci sapere

Sylva Bischi
Firenze