Carissimi gigliesi, è bene che lo sappiate, ma già l’avete capito: niente sarà più come prima. Non il silenzio raccolto (diverso da quello più selvaggio, mitico extraumano di Giannutri). Non il silenzio coltivato delle vigne ... del miele di corbezzoli, dei fichi seccati al sole ... Da maremmana, (orbetellana) sradicata, sospesa nello spazio estraniante di città, di tramonti soffocati, di paure in agguato, di solidarietà solo organizzata, vi dico che solo quando sono di faccia alla mia laguna mi accorgo che la parte più profonda di me è là, dove voi siete e dove voglio disperatamente ancora essere, parte del popolo delle coperte, che Dio o chissà quale Karma segreto ha di colpo catapultato sulla frontiera tra due mondi: tra quello che vorrebbe togliere davanti agli occhi, e non può, l’immagine del monstrum, di orrore senza fine, e quello contorto e terrifico degli zombi in cui vorrebbero trasformarci tutti. Turisti dell’orrore delle proprie anime. “I am a gigliese”… vuol dire sentirsi parte di questa nuova, ultima frontiera. Nella minaccia di sradicamento non serve resistere, serve cambiare. Non serve negare la contaminazione, serve prelevare campioni quotidiani dal mare rimescolato dello spirito e procedere cauti, nella tempesta mediatica, schiacciati tra forze di un gioco infinitamente più grande e più meschino di quanti abbiate mai giocato. “Alla via: così”, virando a ogni carcassa, scansando ogni luccicante tentazione di un tesoro effimero che vi venga incontro in questo mare devastato, infestato di pirati che cercheranno, lo stanno già facendo, di strapparvi l’isola, l’anima, per darvi un avatar con cui giocare, da sfruttare e gettare via, orrore nell’orrore. Voi sapete, carissimi gigliesi, qual è il vero tesoro da non perdere, da conservare e coltivare, del quale l’altro non è che effimero, se pur splendido, riflesso: perché esiste un pericolo più grande dell’inquinamento da petrolio, esiste un parco più inviolabile di quello marino, ed è proprio quella spinta irrefrenabile che fa aprire la mano, tendere la coperta, che apre la chiesa, la casa del cuore, e li preserva intatti per le nuove generazioni: “I am a gigliese” … fateci sapere
Sylva Bischi
Firenze
"I am a gigliese"
Autore: Sylva Bischi
4 Commenti
Signor Omede',
nell'articolo che le linkiamo [url]http://www.giglionews.it/2012021758285/news/isola-del-giglio/resoconto-dellassemblea-pubblica-con-gabrielli.html[/url] può trovare traccia di quanto da lei proposto.
A proposito di ritorno alla normalita', non sarebbe il caso di chiedere alla Capitaneria di rivedere l'ordinanza 05/2012 (se non sbaglio l'ultima emessa in relazione alla Concordia)? Ancoraggio vietato per un miglio di raggio vuol dire che sia Arenella (fino ben oltre punta della Campana) che soprattutto Cannelle (fino a Sud di capo Marino) non sono accessibili. Capisco la zona di Punta del Lazzaretto, ma a meno di problemi specifici e sperabilmente momentanei, non mi pare il caso di chiudere quasi la meta' della costa Est del Giglio.
Concordo pienamente con le parole di Sylvia e del nostro Sindaco. Da gigliese ho ancora impressi in modo indelebile nella mia mente gli occhi di quella gente impaurita e spaesata e a chi dice che siamo stati degli eroi dico alt: siamo semplicemente stati gente normale, gente con quei valori morali che a mio parere tutti dovrebbero avere. Siamo stati assaltati da giornalisti e mass media e a volte, almeno per quel che mi riguarda, abbiamo anche errato, non essendo abituati a situazioni di questo tipo. Adesso, a mio parere, è arrivato il momento di guardare al futuro, come dice Sergio, rispettando il vero dolore di chi in questa tragedia ha perso persone care, ma cercando in tutti i modi di riportare tutto come era prima e di essere comunque pronti a qualsiasi cosa possa accadere. Io sono convinto che la nostra isola, anche per il suo nome, un bel fiore era, un bel fiore è, un bel fiore resterà.
Grazie Sylvia. Grazie di cuore. Chissà, lo slogan "I am a gigliese" lo potremmo usare (?) per una campagna promozionale, di cui l'amministrazione sta gettando le basi con Regione ed Enit, che servirà ad allontanare la paura (potenziale) dell'inquinamento traducendolo in piena fiducia nel nostro territorio e nelle sue potenzialità. I gigliesi, ancora scossi per il dolore delle vittime e per i dispersi, chiedono a gran voce di tornare alla normalità ed è giusto che inizino a pensare al loro futuro che oggi taluni denigratori, fautori del sensazionalismo e dell'allarmismo, vogliono offuscare. La nostra gente definita da Lei “il popolo della solidarietà e delle coperte” potrà rappresentare un esempio per tutti ma dovrà mantenere grande impegno e forte equilibrio in questo momento, ovvero indispensabili qualità in grado di gestire un periodo difficile e complicato dal quale vogliono uscire al più presto con forza ed umiltà e soprattutto senza fragore. Sergio Ortelli