TRASLATA LA SALMA DI DON FRANCESCO
Come un papa che, elevato all'onore degli altari, viene trasferito dalla Grotte Vaticane alla Basilica di San Pietro così Don Michele ha voluto rendere gli onori che merita a Don Francesco Rossi, primo titolare della Chiesa di Giglio Porto. I suoi resti sono stati traslati qualche settimana fa da una nicchia ricavata tra la chiesa ed il campanile ad una più consona collocazione ai piedi di un altare della casa parrocchiale.
Nessun processo di santificazione per lui e questo rende il nostro parallelo un poco irriverente; una storia però, la sua, che merita di essere raccontata, la storia di chi nel silenzio della sua operosità ha permesso la realizzazione di un’opera attraverso la quale la nostra isola oggi vive.
Don Francesco è stato il parroco che ha compiuto il trasferimento della chiesa dall'antica collocazione di via San Lorenzo al nuovo ed imponente edificio, costruito grazie alla potente intercessione del cardinale Oreglia ed ultimato nel 1918. La nuova chiesa fu costruita negli orti e nei terreni, in gran parte del parroco, retrostanti le case del Porto.
In quel tempo l’isola viveva di agricoltura e la funzione del porto era esclusivamente commerciale. Era stata da poco costruita la strada provinciale che alla maggior parte degli isolani non piaceva perché aveva tolto loro terreni e vigneti ma soprattutto perché non se ne comprendeva l’utilità. Tra l’altro non permetteva neanche di accedere al porto perché l’arco di case prospiciente l’area portuale non presentava soluzione di continuità e l’unico modo per chi dalla spiaggia voleva accedere ai terreni retrostanti le abitazioni era quello di passare attraverso gli archi tutt'ora esistenti.
In una situazione di stallo, in cui ci si aspettava una soluzione del Genio Civile, del Prefetto o del Comune per completare questa strada, entrò in gioco silenziosamente Don Francesco, con un’acuta intelligenza tipica di un uomo lungimirante.
Dal suo testamento, preziosamente conservato, redatto il 25 Febbraio 1923 si legge: “… Se all'epoca della mia morte non avessi ancora saldato il debito di lire italiane quattromila che fui costretto contrarre con Ansaldo per comprare la casa Pini ed il sottostante magazzino Rum che poi vennero demoliti dal Genio Civile per l’apertura della strada carrozzabile Porto-Castello, faccio obbligo ai miei due fratelli Giuseppe e Paolo di saldare il detto Ansaldo …”
Don Francesco dunque permise, a sue spese, la realizzazione di quello che noi oggi conosciamo come il “Bocchetto della Chiesa” e saldò di persona il debito in quanto morì molti anni dopo, il 19 Maggio del 1938. La sua salma fu tumulata nel Cimitero di Giglio Porto per essere poi traslata nell'Ottobre del 1940 nella Chiesa parrocchiale con una solenne cerimonia presieduta dal vescovo grossetano Mons. Galeazzi.
Qualche settimana fa dunque una nuova traslazione ed una più consona collocazione nella sua chiesa in un punto in cui, attraverso il suo bocchetto può sbirciare il porto ed il mare; una nuova collocazione speriamo anche nei pensieri di voi gigliesi a cui abbiamo voluto raccontare questa storia per rendervi consapevoli di quanto l’opera di Don Rossi sia stata fondamentale per il futuro ed attuale sviluppo turistico commerciale della nostra isola.
In una straordinaria coincidenza, nel periodo delle vacanze di questo Natale appena scorso, mentre venivamo a conoscenza di questa storia, abbiamo assistito al dialogo di due turiste. Indicando il pittoresco arco di case che costituisce la cartolina del nostro porto e rimaste incantate dall'imponenza e dalla collocazione della nostra chiesa hanno sentenziato: “… Guarda che bella questa chiesa, sarebbe stato uno spettacolo se non ci avessero costruito davanti queste case …” !!!
Credeteci, non abbiamo voluto replicare perché siamo convinti che, se fosse stato presente, Don Francesco avrebbe sorriso con noi!
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