
Un pensiero per Giuseppe Baffigi o più semplicemente: Peppe.
Ma affettuosamente detto, senza farsi sentire: Pappagone.
In quell'ora, entrava in paese sempre dalla buca del Piano e sempre portando in mano un sacchetto di plastica pieno di insalata dell'orto, o di fichi, o di uva; comunque, primizie, destinate con generosità a qualche cara amicizia. Nel tornare indietro, invece, la mano stringeva immancabilmente un bottiglione di vino: vino dal colore ambrato, reso dorato dai raggi del mezzogiorno. Appesantito dagli anni, il gigliese Peppe continuava l'andare lungo le mura nel breve tratto che portava alla sua cantina: una meraviglia degli ultimi baluardi paesani, sinceramente autentici di Cantina dell'Ansonaco, dove entrarvi non era facile né era facile fermarsi a bere un goccetto del suo vino, o farvi merenda senza l'approvazione di un suo cenno.
Una figura assorta, all'apparenza silenziosa, che considerava il mondo, racchiuso in tutto ciò che aveva donato negli anni, lavorando per l'isola, e oggi, nel prezioso pezzo di vigna del Verdello e nella passeggiata serale in paese con sosta al bar, in qualsiasi stagione, lasciando lontano quel soprannome, che pure un tempo, tra scherzi e battute, lo faceva sorridere e divertire.
Ciao Peppe.
Palma Silvestri
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