Riceviamo dal collega Marco Lapi una serie di articoli del primo numero dell'anno di Toscana Oggi che ha dedicato un'intera pagina ad Alessandro Bossini.

Quando c’è la passione
ALESSANDRO BOSSINI

Dal Giglio e ritorno a nuoto o in bicicletta

Le sue imprese come mezzo di conoscenza ideale di se stesso e degli altri.
E per il 2009 è in programma la traversata dall’Elba

di Marco Lapi

I bilanci di fine anno, si sa, sono una tradizione granitica dei mass media, un appuntamento immancabile soprattutto sul fronte sportivo, complice la sosta dei campionati di calcio. Inutile sperare di scansarli. Se poi si è al termine di un anno olimpico, come quello appena trascorso, i già generosi spazi addirittura si dilatano inneggiando ai medagliati di turno.
Ebbene, in questa sfilata di stelle, almeno in Toscana, non sfigurerebbe certo Alessandro Bossini, il ventinovenne gigliese di cui i giornali hanno parlato ai primi di settembre, al termine di un’impresa non certo da poco, la traversata a nuoto da Montecristo alla «sua» isola. Uno sforzo enorme rispetto a quello compiuto l’anno precedente con partenza da Giannutri: trenta ore di nuoto ininterrotto, ostacolato dalle correnti contrarie e ancor più da enormi branchi di meduse. Anche sulle nostre pagine scrivemmo allora qualche riga sull’incredibile performance, ripromettendoci di dedicare presto al protagonista una puntata di questa rubrica. Da allora, però, il problema è stato fissare un incontro. Già, perché dopo la sua nuova «nuotatina» Alessandro, nell’ordine, ha partecipato al palio remiero dell’Arcipelago Toscano, il 7 settembre a Porto Azzurro, poi ai campionati italiani di triathlon ironman (3,8 km di nuoto, 180 di bici più i classici 42,195 della maratona), il 5 ottobre a Marina di Campo – dove contro tutti i pronostici ha conquistato il titolo nazionale per la sua categoria d’età – e successivamente alla maratona di New York all’inizio di novembre. Ma dato che evidentemente, come suol dirsi, aveva ancora banane, ha concluso in bellezza, con un pellegrinaggio a Santiago di Compostella assieme al fratello Marco, un anno davvero memorabile che aveva iniziato altrettanto in bellezza tra Adana e Silifke, città turche poco oltre il confine siriano, in sella alla sua bici, sulla quale stava pedalando dal primo di ottobre per compiere il giro del Mediterraneo che avrebbe poi concluso il 15 febbraio.
Alessandro siamo poi riusciti finalmente a incontrarlo nel pomeriggio dell’antivigilia di Natale a Grosseto, presso l’abitazione cittadina della sua splendida famiglia, che aveva raggiunto per passare giusto un paio di giorni assieme prima che i genitori Anna Maria e Claudio partissero per un pellegrinaggio in Terrasanta. Primo di cinque fratelli, quando non viaggia ama infatti soggiornare al Giglio – meta irrinunciabile di ogni suo ritorno – dove il padre è l’apprezzatissimo chef del ristorante di famiglia aperto nel periodo estivo e su richiesta negli altri mesi. È lì infatti la sua «vera» casa ed è proprio nell’isola, come racconta in prima persona qui a lato, che è nata la sua grande passione per il viaggio, l’esplorazione e l’avventura come mezzi di conoscenza non solo del mondo e dei popoli ma anche e soprattutto di se stesso. Così quando, dopo la laurea e l’Erasmus a Valencia, si recò nei primi mesi del 2006 in Australia per possibili studi post-universitari, fu naturale prolungare l’iniziale spostamento in bici tra una città e l’altra in un lungo viaggio in compagnia dell’essenziale (o ancor meno!) che lo portò fino al celebre monolite di Uluru, noto anche con il nome inglese di Ayers Rock. Un viaggio lungo il quale ebbe modo di apprezzare ospitalità inattese e sincere, come quelle che un po’ ovunque hanno più recentemente caratterizzato il giro del Mediterraneo facendo nascere anche belle amicizie. Ma prima di dar vita al progetto «Mediterraneo in bici - In cammino per lo sviluppo sostenibile verso un mondo unito» (reso possibile dal contributo di diversi sponsor e patrocinatori) Alessandro aveva percorso anche le strade dell’India e del Nepal nell’autunno dello stesso 2006 e poi, a maggio 2007, aveva dato vita a un suo personalissimo giro d’Italia in bici, ossia una «cavalcata» lungo le coste della penisola come «antipasto» della successiva impresa.
Con la simpatia e la semplicità che lo contraddistinguono, il biondo e riccioluto «iron man» dagli occhi azzurri – un aspetto forse lontano dall’immagine ideale che le sue imprese potrebbero evocare – parla a lungo dell’iniziale diffidenza che lo ha accompagnato una volta messo piede (anzi, messe le ruote) nei paesi arabi dell’Africa settentrionale, diffidenza che ben presto ha però lasciato il posto allo stupore per le tante manifestazioni di accoglienza incontrate. «Il più grosso stress – ricorda ancora con disappunto – è stato per i visti». Tanto che alla fine, nonostante le richieste fatte per tempo, è stato costretto a «saltare» via nave l’Algeria e a evitare Israele.
La chiacchierata si protrae fino all’ora di cena: veniamo invitati a restare, Claudio si mette ai fornelli, l’intera famiglia è riunita. Anna Maria, che a Grosseto fa la maestra, racconta come l’aver seguito quotidianamente il viaggio di Alessandro sia servito ai suoi alunni per imparare in modo più diretto la geografia. Attorno alla tavola si siedono Emanuele, 27 anni, seminarista a Siena, Samuela, 22 anni, studentessa di archeologia a Grosseto, Susanna, 19 anni, ancora fresca di maturità, e Marco, quasi diciassettenne, il primo che l’«iron man» corre a salutare al termine delle sue imprese (assieme a lui nella foto in alto, al termine della traversata da Montecristo) ma anche lo straordinario compagno dell’ultima avventura, come raccontiamo a lato. Dopo, c’è ancora tempo di parlare dei programmi futuri: per ora in cantiere ci sono l’Ironman France del 28 giugno 2009 a Nizza e una terza traversata a nuoto, ancora più lunga, stavolta con partenza dall’Elba, in compagnia di una staffetta di amici che lo affiancherà durante il percorso e soprattutto – vista la dolorosa esperienza! – con la protezione di una «chiglia» antimeduse già allo studio.

L'INVITO A GUARDARE OLTRE

Mi chiamo Alessandro Bossini, 28 anni. Nato all’Isola del Giglio.
Il viaggio, il raccontare … non sono i mezzi per «apparire».
Mio obbiettivo è solamente vedere e trasmettere l’entusiasmo di queste esperienze, del desiderio di andare.
Non ricordo il momento preciso in cui ho iniziato ad allontanarmi da casa. Ma già da ragazzino spesso dicevo: «Mamma, vado a fere un giro per l’isola. Non mi cercare che torno tra qualche giorno». Ed in solitaria esploravo le valli, i poggi, le scogliere dell’Isola … per gioco, per avventura.
Cercavo sorgenti per bere, frutta selvatica, per la sera accendevo un fuoco su cui cucinare il pesce pescato e la notte mi riparavo in qualche rudere.

È qua che mi sono innamorato del viaggio, quando, assorto nel tramonto sul mare, sentivo più forte l’invito a guardare oltre. Tuttavia il Giglio non è stato solo il punto di partenza, ma è il luogo del ritorno, ciò che mi permette di andare lontano con la certezza di avere una casa, un cuore, un amore che attenderà sempre.
Laureato in Letterature Comparate presso l’Università di Firenze, ho sempre accostato allo studio altre passioni: l’atletica leggera, la vela, il nuoto … poi in Erasmus a Valencia ho scoperto il Triathlon. Il viaggio di ritorno l’ho affrontato in bici. Da allora le due ruote mi hanno portato ovunque.

Così Alessandro – non a caso «fan» di Omero e Ulisse – si descrive sulle pagine di Giglio News (www.giglionews.it), il sito dell’isola che ha narrato in diretta l’impresa della traversata da Montecristo e dove si possono trovare i diari dei suoi viaggi in bici ma anche il resoconto della precedente impresa natatoria con partenza da Giannutri. Su Giglio News, giornale on line cui tutti gli isolani sono affezionati, è anche possibile lasciare un messaggio per l’«iron man» ormai divenuto per l’intera isola una vera e propria bandiera.

L’ULTIMA IMPRESA

A Santiago con il fratello

«Bosnia. Medjugorje. Doveva essere una notte sola... ed oggi sono tre giorni. Un capitolo a parte che non vuole domande ne racconti». Così scriveva Alessandro lo scorso 4 febbraio, ormai quasi al termine del giro del Mediterraneo in bici. Il villaggio delle apparizioni aveva richiesto una lunga deviazione dalla costa: «Fuori mano, certo – aveva scritto tre giorni prima – ma è una richiesta di mia madre... ed anche io voglio vedere».
Proprio in quei giorni, possiamo dirlo, è nata la decisione di percorrere a piedi il Camino di Santiago assieme a Marco, il fratello più piccolo che ancora porta i segni di una meningoencefalite non subito diagnosticata che sette anni fa lo ridusse addirittura in coma. Così, a compiere l’ennesima impresa stavolta i Bossini sono stati in due. E se per Marco è stata la prima, crediamo proprio che per Alessandro sia stata la più bella.