Spesso si legge, o si ricorda, di persone che dell'abuso ne hanno fatto il loro stile di vita, per la maggior parte non sono certo dei bei ricordi, di molti che come me hanno vissuto indirettamente, perchè non presenti sul luogo, il colpo di stato in Cile, i colonnelli in Grecia, gli Hayatollah nella Persia d'allora, il regime franchista e, ancora più indietro la Russia di Stalin, tutti personaggi abituati all'abuso e alla violenza.
Nel duemila altre facce si sono sovrapposte al passato ma anche oggi, in qualche parte di qualche essere umano, esiste ancora questa volontà di imporsi con violenza, di usare e abusare delle proprietà altrui.
Del santissimo miracolo che fece santo Francesco, quando convertì il ferocissimo lupo d'Agobbio, nemmeno tornasse su questa terra il santo potrebbe convertire certi lupi.
E spesso coloro che abusano, usano la lingua per screditare e insinuare false accuse, frasi mai dette né tantomeno pensate.
Non è forse così, spesso, tra noi? Per gelosia o per dispetto, ci mettiamo a parlar male di tale o tal fratello, anche di un servitore del Signore. Ci si compiace nella maldicenza, nel riferire un male forse reale, ma con lo scopo di disprezzare agli occhi del proprio interlocutore colui che l'ha commesso. Si va anche fino alla calunnia, raccontando ciò che è falso, o fortemente esagerando. Il male prodotto è irreparabile. Dopo esserci umiliati davanti al Signore, potremo ben scusarci col nostro interlocutore (non con colui sul conto del quale abbiamo fatto della maldicenza o della calunnia, cosa che lo affliggerebbe ancor più) e pregarlo di dimenticare, ma nel frattempo il male si sarà già sparso e avrà fatto la sua opera.
Tre cose, dice un proverbio arabo, non possono essere trattenute: la freccia che vola, la parola detta, il tempo passato.
Giacomo avverte: «Se uno ... non tiene a freno la sua lingua ... la religione di quel tale è vana!» (Giac. 1:26).
Pensiamo anche all'effetto prodotto sui bambini che troppo spesso sentono nella famiglia maldicenze e critiche.
Dal libro "Il cammino nel deserto", di Georges Andrè, (edito da: Il messaggero cristiano) nella domenica del CORPUS DOMINI una piccola riflessione quasi cristiana

franca melis