Ferragosto a Giannutri invasa dai turisti: scontro tra charter e pesca di frodo

 

Una situazione insostenibile. Le istituzioni intervengano. A partire dal ministero dell'ambiente

La mattina del 15 agosto 2024 il traghetto della Maregiglio e un charter che fa il giro delle isole, scaricano a Cala Maestra oltre un migliaio di persone, probabilmente in gran parte ignare di dove fossero davvero arrivate e forse anche di essere nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, cercavano un po' di refrigerio in un'isola fragile e piccola, ma dove sembrava di essere a Rimini. Molti portavano ombrelloni pensando di potersi riparare dal sole ma sull'Isola non esistono spiagge se non 2 piccolissime cale sassose.

La piccola spiaggia di Cala Maestra è stata - come avviene abitualmente durante il picco estivo - è stata così invasa da centinaia di persone che una sull'altra cercavano di raggiungere l'acqua, anziani che cercavano di ripararsi dal sole bollente sotto qualche cespuglio.

In una situazione di sovraffollamento come questa il pericolo di sentirsi male o di farsi male è molto alto ma questo sembrerebbe non interessare molto a che gestisce e organizza questo assalto caotico. Come non sembrerebbe interessare a nessuno il fatto che siamo all'interno di un Parco Nazionale e nel Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, in una Zona di protezione speciale e zona speciale di conservazione dell'Unione europea.

La pressione antropica che subisce Giannutri nel periodo estivo non può essere sopportata dal fragile ecosistema dell'isola. I pericoli per il suo mare e per le persone sono sempre presenti.

Infatti, nel primo pomeriggio del 15 agosto, un terzo charter proveniente dal suo giro delle isole ha ancorato a Cala Maestra, scaricando altre centinaia di persone. Il charter, forse per evitare la barca a vela ancorata in mezzo alla Cala, dove non doveva stare, ha perso il controllo della barca ed è andato addosso al traghetto della Maregiglio. Sono stati attimi di panico e solo per pura fortuna non ci sono stai feriti o danni alle imbarcazioni con possibile fuoriuscite di nafta e conseguente danno ambientale.

Si tratta ormai di una situazione è totalmente fuori controllo. Non è più possibile consentire l'arrivo ogni giorno di migliaia di persone su un'isola senza spiagge e servizi. Giannutri è invasa e i controlli sono chiaramente insufficienti.

Se davvero si vuole tutelare un'isola teoricamente protetta a terra e a mare è arrivato il momento che a Giannutri venga stabilito un numero chiuso, così come si fa in altre isole e luoghi delicati d'Italia, sia in zone protette che non. Non esiste alcuna ragione per non farlo. Si deve proteggere l'ambiente di Giannutri e tutelare le persone che vogliono usufruirne.

Chiediamo quindi al Comune dell'Isola del Giglio, al Parco Nazionale e al Ministero dell'ambiente di porre fine a quest'assalto che viola gli stessi principi della legge sulle aree protette e ogni regola e accordo sullo sviluppo sostenibile. Chiediamo di avviare subito l'iter per l'istituzione del numero chiuso, solo così sarà possibile proteggere Giannutri e consentire alle persone che la vogliono visitare, potere godere delle sue bellezze e facendolo in totale sicurezza. L'overturism agostano mordi e fuggi non è l'alternativa, è il danno.

Come se non bastasse, sempre il 15 agosto, a Punta Secca, in zona 2 del Parco Nazionale diverse barche si sono ancorate per l'ennesima volta pochi metri dalle rocce buttando l'ancora sulla praterie di Posidonia oceanica, un habitat prioritario dell'Unione europea. Le imbarcazione dovrebbero rispettare il limite dei 100 metri, ma a Giannutri nessuno lo fa e nessuno sembra far rispettare una regola che vale anche fuori dal Parco.

Sempre a punta Secca, in particolare nella zona di Punta Scaletta, I volontari di Legambiente hanno trovato una nassa calata sulla posidonia, in un'area dove la pesca sarebbe vietata. Ed è noto che a Giannutri la pesca di frodo viene fatta abbastanza tranquillamente perché i bracconieri marini sanno che le probabilità di venire beccati sono scarsissime.

I danni prodotti dalle ancore alle praterie di posidonia sono evidenti in quasi tutte le zone dell'isola. La pesca di frodo impoverisce sempre di più il mare di Giannutri. L'invasione di barche e persone mette in pericolo il suo fragile ecosistema. Se si continua così tra poco non ci sarà più nulla da proteggere.

Legambiente Arcipelago Toscano chiede al ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin: è in questo modo che l'Italia vuole rispettare la Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 che ha sottoscritto, che mira a proteggere legalmente almeno il 30% delle superfici terrestri e marine dell'Ue e a gestirle efficacemente, con una protezione rigorosa di almeno il 10% di queste zone?

L'Isola di Giannutri, come tutto l'Arcipelago Toscano aspetta da 42 anni l'istituzione dell'Area Marina Protetta – un vero e proprio scandalo internazionale - quanti anni bisognerà aspettare prima di vederla finalmente istituita? Anche la nuova zonazione a mare proposta dal Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano – verso la quale Legambiente ha presentato precise osservazioni non accolte -  servirà a poco se rimarrà sulla carta come quella “provvisoria” del Decreto del Presidente della Repubblica del 1996 che istituisce il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano DPR del 1996.

Perché il problema vero è: come si intende proteggere, quotidianamente ed efficacemente, un'area di tutela a mare? Con quali mezzi, uomini, risorse si intende rispettare un impegno preso dalla Repubblica Italiana 28 anni fa? A Giannutri non sarebbe arrivato il momento di ristabilire il controllo e il rispetto delle regole e di adempiere agli impegni europei e internazionali presi dall'Italia?

ferragosto_giannutri150824

ferragosto_giannutri150824_colllisione